Al settore serve una concorrenza reale e leale, per ripristinare il rapporto di fiducia fra dentista e paziente. Ridurre l’iva sulle prestazioni e aumentare le detrazioni sulle cure indispensabili.
Visti i tempi che corrono bisogna cominciare a parlare di “ odontoiatria sostenibile ”.
Cosa significa? Che le cure dentali devono essere sostenibili come spesa per i pazienti e come costi, soprattutto fiscali, da affrontare per i dentisti. E che va ritrovato il rapporto di fiducia fra medico e cittadino. Anche perché le cose nel nostro settore non stanno andando per il meglio. Anzi… A partire dalla presunta liberalizzazione della professione.
La verità è che oggi per un giovane laureato, con un minimo di curriculum e di esperienza è veramente difficile allestire un suo ambulatorio, anche in forma di studio associato, e avviare una concorrenza reale e leale nei confronti della vecchia guardia, di cui io faccio parte. Altro che autonomia professionale. Se va bene, per molti di loro c’è solo un futuro da stipendiato, dipendente di fatto di certi potentati economici: assicurazioni sanitarie, grande distribuzione, società di franchising…che richiedono una notevole produttività con ritmi di lavoro tipo catena di montaggio e inseguono più la logica del profitto
che del servizio sanitario. In molti casi più che una apertura alla concorrenza pare una mistificazione: potrà anche sembrare conveniente al portafoglio del paziente ma a scapito del benessere, della qualità degli interventi e del rapporto individuale fra medico e cittadino.Purtroppo ci troviamo di fronte ad una spersonalizzazione del rapporto fiduciario medico-paziente. C’è un gran fermento economico in campo odontoiatrico ma si rischia di relegare in secondo piano la salute del paziente, oggi visto come un numero, un preventivo, una speculazione e non come una persona di cui tutelare la salute con spirito di servizio.
Poi è stata abolita la tariffa minima, nata per garantire la deontologia e la
professionalità medica, in nome di una concorrenza più selvaggia che conveniente.
È evidente che sotto una certa cifra è oggettivamente impossibile garantire la qualità minima di un intervento, dei materiali utilizzati, dell’igiene.
Piuttosto bisognerebbe calmierare il prezzo massimo. Non è possibile che a pari prestazioni (o similari) un paziente possa spendere anche il triplo!
Il problema è la correttezza dell’informazione. Per esempio, una capsula o un ponte dentale si può fare con metodica e materiali mediocri, a valore medio, o in modo eccellente e individuale. Di queste prestazioni diversificate il paziente deve essere sempre informato preventivamente. Così da poter scegliere e decidere cosa gli conviene, sia per la sua salute che per il suo budget.
Le statistiche dicono che l’odontoiatria italiana sta regredendo: negli ultimi anni ha perso circa il 40% dei clienti. Di fronte a
questa “emorragia” gli ambulatori non riescono più a sostenere spese di gestione e tassazione. Il divario fra quanto costa al paziente un intervento odontoiatrico e quanto resta al professionista per il giusto guadagno e gli investimenti per l’innovazione è enorme e controproducente. Purtroppo, la crisi ha allontanato i cittadini dalla prevenzione sanitaria e anche dalla cura, mentre una parte sempre più ampia di chi ha problemi alla bocca non prorogabili si rivolge all’estero, in particolare nei paesi dell’Est europeo, dove imposte e
costi di gestione sono molto più lievi e le prestazioni meno care. Anche se la qualità e l’efficienza delle cure non è sempre garantita. Che fare allora?
Sicuramente, visto che stiamo parlando di salute che non è un bene secondario ma un diritto, bisognerebbe ridurre l’aliquota dell’iva sulle prestazioni dentistiche oggi al massimo del 22%, a parte l’eccezione per gli impianti che è fissata al 4%. Inoltre, sempre sul piano fiscale, sarebbe molto positivo anche consentire una detrazione totale delle spese per le cure indispensabili, quelle da pronto soccorso per capirci. E poi prevedere una detrazione attorno al 50% per gli interventi di conservazione dei denti naturali o altre cure opzionali.
Affiancati ad altre agevolazioni – come ad esempio quella che pratichiamo nel nostro studio, offrendo una rateizzazione delle nostre prestazioni senza interessi – questi alleggerimenti fiscali potrebbero incentivare i cittadini a rivolgersi con più tranquillità e fiducia agli odontoiatri professionisti italiani quando hanno problemi di denti.
Dottor Carlo Ercolani